
Arde l’amore incestuoso fra neochiesa e marxismo
12 Febbraio 2018
Ma hanno fatto male i loro conti
13 Febbraio 2018Mi scusi, sta cercando qualcuno o… qualcosa?
Sì: sto cercando qualcosa, ma non la trovo.
Posso aiutarla? Lei è di queste parti?
Sì, sono nato qui vicino, ma poi sono stato via… Ritorno adesso e trovo tutto cambiato.
È da molto che non tornava più qui?
Un po’ di anni… ma mi sembra che siano passati dei secoli.
Eppure la città non è cambiata molto. Hanno buttato giù un po’ di vecchi edifici, costruito un nuovo teatro e un nuovo stadio; ma, nel complesso, il volto della città è rimasto sempre lo stesso.
Lo crede perché lei è rimasto qui, e il cambiamento lo ha vissuto dall’intero, a poco a poco.
Certo, è possibile. Quando si rimane sempre nello stesso posto si notano poco le differenze…
La parlata, per esempio. Quando vivevo qui mi pareva un italiano perfetto. Ma è bastato star via poco tempo, per accorgermi quanto sia forte la cadenza locale… inconfondibile. La sentivo su un treno, nella folla, e la riconoscevo all’istante, insieme al morso della nostalgia.
Che cosa cercava, esattamente? Forse la posso aiutare…
Mah, diverse cose, a dire il vero. Qui, per esempio, c’era una bella fontana, con dei delfini di pietra. Proprio in mezzo a questa aiola…
Sì, la ricordo benissimo. Ha ragione: un mattino è sparita, e chissà che fine ha fatto. Hanno fatto dei lavori di manutenzione a queste case, hanno rifatto il selciato, e la fontana non è più tornata al suo posto. Immagino che adesso abbellisca il cortile privato di qualche assessore ai lavori pubblici…
C’erano anche tanti bambini. E mamme. E tante botteghe. E vasi di fiori alle finestre…
Io qui ci sono cresciuto, e le devo dar ragione. Ma si tratta di cambiamenti generali, avvenuto in tutta Italia e, credo, in tutta Europa, se non in tutto il mondo. Bambini ormai ne nascono pochi, tante case sono sfitte; e il piccolo commercio è stato quasi cancellato dai supermercati, prima, e poi dai centri commerciali, dove la gente va a far la spesa in macchina.
E laggiù, all’imbocco della via, c’era un vecchio bar, o piuttosto un’osteria: proprio di fronte alla porta di Villalta. Ma non lo vedo più.
Esatto, era il bar Da Cita; da ragazzo ci andavo a comprare il gelato. Ora è tanto che l’hanno chiuso.
Nemmeno un bar in tutto il borgo. La gente torna dal lavoro, a sera, e non ha un posto per trovarsi: ciascuno si chiude in casa, a guardare la televisione, o a navigare in rete, o a mandar messaggi.
No, uno ce n’è: un bar moderno, all’americana; meglio che niente. Vede?, è lì, proprio di fronte a quel fruttivendolo. E il vino rosso non è male. Venga, che le offro un bicchiere; così parliamo con più calma, e mi può chiedere quello che stava cercando. (…)
Sì, è vero, questo rosso non è male. Un Merlot non troppo fatturato. Adesso offro un giro io.
Allora, mi dica. Lei abitava in questo quartiere?
No, non in questo quartiere, ma in questa città: in centro. Ma non fa niente: ho capito che nulla è rimasto come prima, era da prevedersi; e, in fondo, lo sapevo. Meglio lasciare in pace i ricordi.
Sì, credo di capire quello che intende. Mio cugino è stato in America per quasi vent’anni e, quando è tornato, diceva cose simili a quel che dice lei, anche se a me parevano un po’ strane.
Io le sembro un tipo strano?
Sì, un poco… No, mi scusi, non intendevo "strano" in senso negativo. Lei mi sembra… possiamo darci del tu? Io mi chiamo Roberto. Non mi fraintenda, non sono uno di "quelli"; mi piacciono le donne, voglio metterlo in chiaro, a scanso di equivoci.
Anche a me piacciono le donne, a scanso di equivoci. Io mi chiamo Giorgio, qua la mano.
Stavo dicendo… "strano", senza offesa, nel senso che sembri quasi venir da un altro Paese. Ma non dall’estero, come mio cugino. Più che da un altro Paese, in realtà… come da un altro tempo.
Da che cosa lo si avverte?
Da come parli dei cambiamenti che ci sono stati. Tutti quanti li abbiamo vissuti senza far troppe domande, ma tu… è come se non te ne facessi ancora una ragione.
Per te, ad esempio, è normale che questo bar, un piccolo bar di periferia di una città non molto grande, e abbastanza periferica, una tipica città di provincia, a parte la vicinanza del confine, sia gestito da una coppia di cinesi?
Ma il vino è buono, lo hai ammesso anche tu. Non è questo che conta?
È vero, è proprio come hai detto: io ragiono in un altro modo, non riesco a ragionare come te.
Vale a dire?
Per me, la cosa inaccettabile, la cosa scandalosa, è la perdita dell’anima: non è affatto la stessa cosa che questo bar sia gestito da uno di qui, oppure da un cinese; né che la città sia ormai piena di stranieri, di tutte le razze e di tutte le credenze. E il razzismo non c’entra.
Sei sicuro che non c’entri? Guarda che io non mi scandalizzo, ho rispetto per tutte le opinioni. Se tu mi dici: «Mi danno fastidio tutti questi negri, e arabi, e indiani, e cinesi», io ti posso anche capire, tanto più che la criminalità è aumentata enormemente e la gente ha paura, se ne sta in casa la sera; e riconosco che tutto questo non è poi tanto normale…
Ecco, appunto: non è normale. L’hai usata, la parola "tabù". Quindi sei un po’ strano pure tu, perché oggi ci si vuol convincere che niente è strano, e che tutto va bene, qualsiasi cambiamento deve essere accettato, perché fa parte del progresso. È come un pacchetto "tutto incluso", se ti vanno bene i vantaggi, devi accettare anche tutto il resto. Eppure, nessuno ha mai chiesto il mio parere, e nemmeno il tuo. Comunque, ti assicuro che il razzismo non c’entra, se per "razzismo" s’intende il disprezzo del diverso. Io non disprezzo nessuno; ma ho la "debolezza" di credere che ciascun popolo, compreso il nostro, debba essere padrone in casa propria, e decidere da sé il proprio destino, senza subire pressioni o ricatti e senza essere obbligato a collaborare alla propria auto-distruzione. Credi che se chiedessero ai popoli della Nigeria, o del Camerun, o del Marocco, o del Bangla Desh, se vogliono lasciar entrare milioni di stranieri nei loro rispettivi Paesi, con tutti i loro usi e le loro religioni, quelli risponderebbero di sì? Credi forse che sarebbero d’accordo?
E tuttavia, non stai un poco esagerando? Non ti pare eccessivo parlare di auto-distruzione?
Una cosa si distrugge quando se ne spezza l’identità, quando si altera irreparabilmente la sua essenza. Ed è semplice matematica: prendi carta e matita, fai il saldo finale tra gli italiani che non mettono più al mondo dei figli, ma in compenso fanno aborti e matrimoni omosessuali, e gli stranieri arrivati qui da noi, che di figli ne fanno da un minimo di tre, fino a cinque: e dimmi quanti anni ci vorranno perché noi, che già ora siamo dei vecchi per oltre la metà della popolazione, scompariamo del tutto, insieme alla nostra lingua e alla nostra civiltà.
Ma chi può dire cosa sarà fra venti, fra trent’anni? Potrebbero succedere tante cose che ora non possiamo neanche immaginare…
Appunto: meglio ragionare su quel che è certo. Ed è certo, certissimo, come il fatto che ora siamo qui a bere un bicchier di vino, che fra trent’anni gli italiani saranno ridotti in minoranza nel loro stesso Paese; e che fra cinquanta ne resteranno ben pochi, a parte quelli che saranno andati all’estero. Saremo un popolo in via d’estinzione, come oggi lo sono i panda della Cina.
Non sei un po’ troppo pessimista?
Non è questione di ottimismo o pessimismo: è guardare le cose in faccia.
Comunque sia, si tratta di fenomeni di portata mondiale, che riguardano tanti altri Paesi.
Riguardano l’Occidente: queste migrazioni vanno dal Sud al Nord del pianeta e non sono affatto spontanee, qualcuno le incoraggia, le finanzia, le adopera come uno strumento di una sua strategia globale, che passa per la distruzione dei popoli europei e la cancellazione delle loro identità.
Ma a che scopo?
Per dominare meglio sull’umanità, manipolarla e ridurla a una massa di schiavi senza radici, senza memoria, senza identità: neppure l’identità sessuale. Come insegnano i signori del gender.
Ammettiamolo, anche se mi sembra un’ipotesi molto azzardata. Ma se questo è il progresso, come potremmo opporci? Non è meglio seguir la corrente, cogliere gli aspetti postivi di tali cambiamenti?
Quali aspetti positivi? Poter scegliere fra cento canali televisivi uno più idiota dell’altro? Oppure fra venti partiti politici, uno più inutile dell’altro, perché tutti a libro paga dei poteri occulti?
Ecco: intendevo questo, quando dicevo che sembri un tipo un po’… strano.
Che cosa è strano? Il fatto che trovo strano aver incontrato più africani che italiani, fin da quando sono sceso alla stazione? O il fatto che mi chiedo perché questo bar non è gestito da una coppia di miei concittadini? O perché ora i preti fanno il Presepio con le statuine dei migranti e mettono la voce del muezzin che recita le preghiere islamiche? O perché il papa non vuol nemmeno che si parli di "terrorismo islamico", dice che non esiste, e dice pure che Dio è padre di tutte le fedi, come se la fede cattolica non fosse che una fra le tante, non più vera né più santa delle altre?
Ora ce l’hai anche con il papa?
Ma certo. È il peggiore: sta tradendo il suo gregge, sta tradendo il Vangelo, si prende gioco di Dio.
Sta tenendo conto del progresso, marcia con la modernità.
Marcia col diavolo, suo patrono, per la rovina delle anime e la distruzione del cristianesimo.
Di nuovo: non stai esagerando?
Lo so bene che, a parlare così, si viene presi per pazzi. Ma io vorrei che le persone adoperassero l’intelligenza, che non si lasciassero trascinare dalle emozioni più superficiali. Davvero, quando lo senti parlare, ti pare che il papa stia parlando nel nome di Gesù Cristo? Riconosci la voce del buon pastore, quando dice che Gesù si è fatto diavolo, o che Dio non è cattolico, o quando inveisce con ira, con parole acri, contro quelli che non lo approvano? O quando non risponde ai cardinali che gli si rivolgono a nome dei fedeli, o quando fa commissariare i Francescani dell’Immacolata?
A essere sincero, no. Ma tutti dicono che è vicino alla gente, ai poveri, alle persone in difficoltà…
La Chiesa è sempre stata vicina a chi è in difficoltà: ma per mostrare la strada del Cielo, non per approvare il peccato, né per "accompagnare" le anime, dove poi? Verso la dannazione…
Ora parli come Girolamo Savonarola.
Non so come parlava lui; so che ogni cattolico dovrebbe alzarsi in piedi e dire a questo falso papa: Vattene! Hai profanato abbastanza il seggio di san Pietro. Tu vuoi piacere al mondo e non a Dio.
Anche la Chiesa è cambiata, questo è vero; ora che mi ci fai riflettere, erano ben altre le cose che c’insegnava un tempo, quando eravamo piccoli. Mi ricordo il catechismo, la prima Comunione…
E tu, quelle cose, le prendevi sul serio?
Sì; credo di sì.
E non ti eri mai accorto che, un po’ alla volta, ora pretendono d’insegnarti tutto l’opposto? Peggio ancora: non vedi che questo falso papa e il suo falso clero godono a seminare dubbi nella gente?
Forse è stato come per i cambiamenti avvenuti qui in città: sono stati così graduali e generalizzati, e tutti li hanno accettati in modo così naturale, che anch’io non me ne sono reso conto… fino ad ora.
Quando hai fatto la tua prima Comunione, tu credevi che quello è il Corpo di Cristo?
Sì che ci credevo. E vorrei crederci anche adesso.
E che cosa ti fa dubitare? Cosa è successo nel frattempo?
No lo so… La cultura moderna, l’aria stessa che si respira nella nostra società, immagino. Il materialismo. Sai, tante volte ho l’impressione che non ci credano neanche loro: i preti, voglio dire.
E hai ragione. Ma non son tutti così; non pensarlo. Ci sono ancora quelli veri, fedeli a Gesù Cristo.
Adesso mi pare che tu parli come un prete. Dì, ma per caso non sarai mica un sacerdote?
No, sono sposato, con figli. Cerco solo di essere un cattolico che prende sul serio Gesù Cristo.
Ma "loro" non parlano come te; non si meravigliano che dappertutto sia pieno di stranieri…
Perché fanno politica, invece di parlare di Dio. Ci ricattano, dicendo falsamente che se si è cristiani, non si possono aver dubbi su quella che loro chiamano accoglienza, ma è solo un’auto-invasione e una progressiva islamizzazione. Tu hai famiglia, hai dei figli?
Sì, un maschio che ora vive a Londra, è laureato in chimica industriale e lì ha trovato subito lavoro.
E ti sembra normale che non abbia trovato un lavoro qui, nel suo Paese, mentre i nostri governanti incoraggiano l’arrivo di tutti questi stranieri, e il nostro clero ci ripete che è Dio a volere questo?
A ben riflettere, no. Non ci pensavo perché ho una formazione di sinistra, mi pareva naturale accogliere i bisognosi. Ma forse ci siamo scordati dei nostri bisogni; e pare che nessuno se ne curi…
Fonte dell'immagine in evidenza: Photo by Mike Chai from Pexels