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In nome di Cristo, non ti è lecito

Il falso papa Bergoglio ha dichiarato, a suo tempo, che il giudice supremo di una qualsiasi questione morale è, in ultima analisi, la propria coscienza soggettiva.

Ebbene, già allora, eravamo all’inizio del suo pontificato, ed egli diceva una tal cosa conversando con il giornalista Eugenio Scalfari, ateo e nemico dichiarato, da sempre, dei valori cristiani, qualcuno, qualche cardinale, qualche vescovo, qualche sacerdote, qualche frate, qualche suora, qualche catechista, qualche teologo, qualche diacono, qualche sacrestano, qualche chierichetto, qualche nonna, qualche semplice fedele, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e ammonirlo fraternamente, ma fermamente, e dirgli: Non ti è lecito dire questa cosa, perché è in completo contrasto con l’insegnamento della Chiesa cattolica, della quale tu sei stato eletto capo, e vicario di Cristo.

Infatti, Gesù non ha mai detto una cosa del genere, né l’ha mai lasciata sottintesa, tutt’altro: ha sempre detto che la Legge, cioè i Dieci Comandamenti, va rispettata, anzi, se possibile l’ha rafforzata: e ha proibito il divorzio, là dove essa lo ammetteva; e ha detto perfino di strapparsi l’occhio che dà scandalo, perché adulterio è anche solo il desiderio di una donna che non è la propria moglie. Certo, Gesù è il Verbo divino, e il Verbo è venuto nel mondo per salvarlo, non per condannarlo; certo, è venuto per redimerlo, e per la sua redenzione Egli ha affrontato la Passione e la Morte, indi è risorto: per offrirsi in sacrificio al posto nostro, per prendere su di sé, e portare fin sulla croce, i nostri peccati. Ma questo non significa affatto che egli sia venuto a scusare i nostri peccati: è venuto a redimerli, il che è tutt’altra cosa; e a raccomandarci di non peccare. Va’, e d’ora in poi non peccare più, ha detto alla donna adultera. Non le ha detto: Va’ dove ti porta il cuore. Non le ha detto: Va’ e interroga la tua coscienza, vedi quel che ti dice e fai quel che ti sembra meglio. No: le ha raccomandato di non peccare più. Le ha raccomandato di rispettare una legge oggettiva, che non si può addomesticare secondo i propri gusti; le ha chiesto di sottomettersi a una norma morale valida sempre e comunque. Altro che coscienza soggettiva. E questo viene insegnato, o, almeno, dovrebbe essere insegnato, anche ai bambini della prima Comunione, anche ai chierichetti: ecco perché perfino un chierichetto avrebbe potuto alzarsi in piedi e replicare alla scandalosa intervista di Bergoglio: Anche se tu sei il papa, e anzi proprio perché tu sei il papa, non ti è lecito dire una cosa simile; non ti è lecito andare contro la Parola di Dio, non ti è lecito dare scandalo così ai fedeli.

E quando Bergoglio ha detto che l’apostolato è una solenne sciocchezza, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli, in nome di Cristo, ma anche in nome di tutti i missionari e di tutti i martiri che hanno dato il loro sangue per diffondere la Parola di Cristo: Non ti è lecito dire una cosa simile!

E quando ha detto che non si sa perché ci sia la sofferenza, specie quella dei bambini, qualcuno avrebbe dovuto ammonirlo, dicendogli: Non ti è lecito dire una cosa del genere!

E quando ha detto che Gesù si è fatto serpente, si è fatto diavolo, brutto che fa schifo; e che Gesù fa un po’ lo scemo, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi, e dirgli: Non ti è lecito dire una cosa simile!

E quando ha detto che le Persone della Santissima Trinità stanno sempre a litigare fra di loro, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e ribattergli: Non ti è lecito dire una cosa simile!

E quando ha detto che, sulla predestinazione, Lutero aveva ragione, oggi siamo tutti d’accordo su questo, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito dire questo!

E quando, per commemorare i 500 anni dello scisma protestante, consente che le Poste Vaticane emettano un francobollo celebrativo di Lutero, nella cui iconografia la Madonna e San Giovanni scompaiono dai piedi della Croce, per essere sostituito da Lutero stesso e da Melantone, qualcuno doveva alzarsi in piedi e dirgli: No, non ti è lecito fare questo!

E quando ha affermato, con tutta tranquillità, che Dio non è cattolico, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi e ammonirlo: Non ti è lecito dire questo!

E quando afferma, insistentemente, continuamente, ossessivamente, che il cristiano ha il dovere di lasciare che l’Italia sia invasa da milioni di falsi profughi di religione musulmana, qualcuno dovrebbe alzarsi e replicare: Non ti è lecito dire questo!

E quando ha lasciato che la facciata della Basilica di San Pietro venisse profanata da gigantesche immagini notturne di scimmie, di squali, di tigri, di leoni, di cannibali, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi e protestare: Non ti è lecito fare questo!

E quando ha invitato i musulmani a venire alla santa Messa cattolica e a pregare, nel corso di essa, il loro Dio, e a leggere brani del Corano, il libro che nega esplicitamente la divinità di Cristo, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

E quando i neovescovi, in collaborazione con la Comunità di sant’Egidio, trasformano le chiese e le basiliche in mense e refettori, dove il profumo del ragù nasconde quello dell’incenso, e dove si mangia, si scherza e si ride, invece di pregare, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito permettere questo!

E quando mette per iscritto, su un documento ufficiale come Amoris laetitia, che Dio non solo consente agli uomini di restare nel peccato e, al tempo stesso, di accostarsi al Sacrificio eucaristico, ma che, addirittura, Dio si aspetta che il peccatore faccia proprio così, qualcuno avrebbe dovuto unire la sua voce a quella dei quattro cardinali e dire: Non ti è lecito scrivere, né insegnare questo!

E quando improvvisa un matrimonio farsa, spacciandolo per buono, a 10.000 metri di quota, a bordo di un aereo, per poter inserire questa nuova buffonata nel guinnes dei primati, qualcuno dovrebbe alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

E quando monsignor Galantino ha affermato, mentendo e sapendo di mentire, che Dio risparmiò Sodoma e Gomorra e perdonò il peccato dei suoi abitanti, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e ribattergli: Non ti è lecito dire questo!

E quando lo stesso monsignor Galantino ha affermato che Lutero è stato mandato alla Chiesa dallo Spirito Santo, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito dire questo!

E quando monsignor Paglia si è profuso nelle lodi iperboliche del defunto Marco Pannella, e ha portato ad esempio per tutti la sua altissima spiritualità, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e replicargli: Non ti è lecito dire questo!

E quando monsignor Paglia ha fatto dipingere un orribile, blasfemo affresco sulla controfacciata del duomo di Terni, celebrando non la redenzione dal peccato, ma la perseveranza nel peccato e l’impenitenza finale, e profanando persino l’immagine del Cristo, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e ammonirlo: Non ti è lecito fare questo!

E quando padre Sosa Abascal ha dichiarato che non si sa cosa disse esattamente Gesù Cristo, perché al suo tempo non c’erano i registratori, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e rispondergli: Non ti è lecito dire questo!

E quando lo stesso padre Sosa ha detto tranquillamente, nel corso di un’intervista a un quotidiano, che il diavolo non esiste ed è solo una immagine simbolica del male, qualcuno doveva alzarsi in piedi e ammonirlo severamente: Non ti è lecito dire questo!

E quando padre Gregory Greiten, a Milwaukee, ha usato la chiesa per dichiarare ai suoi fedeli, dall’altare, di essere omosessuale e di voler continuare a fare il prete, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e rispondergli: Non ti è lecito dire questo!

E quando don Fredo Olivero, a Torino, ha dichiarato ai fedeli, durante la santa Messa, che non celebrava il Credo perché lui non ci crede, e li ha fatti cantare, al posto della recita del Credo, la canzone Dolce sentire, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

E quando don Paolo Farinella, a Genova si è rifiutato di celebrare la santa Messa di Natale per rispetto verso i migranti, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

E quando don Paolo Pasetto, parroco di Marcellise, in provincia di Verona, trasforma la sua chiesa in un luogo di festa e vi tiene il veglione di Capodanno, facendo il pagliaccio, qualcuno avrebbe dovuto alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

E quando il vescovo francese Fonlupt, nella cattedrale di Rodez, celebra la santa Messa e ordina dei sacerdoti cattolici con una liturgia di sua invenzione, mezza cattolica e mezza indù, fra danzatrici del Dio Shiva e il Pane eucaristico trasformato in mango o in papaia, qualcuno doveva alzarsi in piedi e dirgli: Non ti è lecito fare questo!

Se siamo cristiani, se siamo cattolici, se siamo battezzati, allora abbiamo tutti la responsabilità di difendere la fede, che non è solo nostra, ma è di tutti i credenti, appartiene alla Comunione dei Santi, e perciò nessuno, nemmeno il papa in persona, ha la facoltà di offenderla, svilirla o travisarla impunemente. Abbiamo avuto troppa sopportazione; siamo stati troppo timidi. Dovevamo reagire, fin dall’inizio di questo enorme inganno, di questo enorme tradimento della fede che si sta consumando sotto i nostri occhi: perché essere seguaci di Cristo comporta anche il dovere di difendere la Verità, contro qualunque abuso e contro qualsiasi menzogna, da qualunque parte provenga. Ma siamo ancora in tempo. Dobbiamo capire, tutti noi, che i peggiori nemici della Verità non sono quelli che, dal di fuori, cercano di rovesciarla, ma quelli che, strisciando in silenzio, fra l’erba, come serpenti, o, peggio, come lupi travestiti da pastori, ma in realtà pronti a sbranare le pecore del gregge, stanno portando il loro perfido attacco dall’interno della Chiesa stessa, sfruttando l’abito che indegnamente ricoprono, e avvalendosi dell’autorità che ignobilmente esercitano, adoperandola per fini oscuri e inconfessabili, miranti, in ultima analisi, alla distruzione della Chiesa e al rinnegamento completo ed esplicito della Rivelazione cristiana. Tale è la manovra progettata ed attuata dalla massoneria ecclesiastica, in combutta con la massoneria giudaica e con i massimi poteri finanziari del pianeta: manovra che è entrata nella fase decisiva quando, nel 1958, alla morte di Pio XII, venne eletto al soglio di san Pietro un uomo gradito a quei poteri, il quale, benché vecchio e destinato, in apparenza, a svolgere un pontificato di transizione, non esitò a convocare, per la prima volta nella storia della Chiesa, un concilio ecumenico di carattere puramente pastorale, dal quale ebbe principio lo smottamento della Chiesa stessa dal suo millenario Magistero verso le posizioni progressiste e moderniste già solennemente condannate da san Pio X. Tali posizioni riemergevano allora, ancor più esplicite e aggressive, tanto da porre all’ordine del giorno la questione del cambiamento della Chiesa, spacciato per rinnovamento, come se ciò fosse la cosa più naturale del mondo e non un vero e proprio tradimento nei confronti della Verità perenne ed immutabile del Vangelo, garantita, una volta per tutte, dall’Incarnazione di Gesù Cristo e dalla sua Passione, Morte e Resurrezione. Da quel momento, la deriva non ha fatto che acquistare velocità e consistenza, fino a delinearsi come una minaccia di apostasia generale dalla Verità. E ora, col falso papa Bergoglio, i congiurati stanno lasciando cadere la maschera e hanno la spudoratezza di mostrare apertamente il loro gioco.

Ciascuno di noi deve sentirsi interpellato. Basta con la timidezza, basta con la pazienza: c’è un tempo in cui essere troppo pazienti equivale a svendere una Verità che non è nostra, ma che abbiamo il dovere di difendere; e in cui essere troppo timidi significa consentire a chi odia la Verità di Cristo di turbare le anime, di spingerle lontano da essa e di preparare la loro rovina finale, mediante l’apostasia dalla fede. L’apostasia rimane tale anche se viene proclamata dall’ambone, anche se il papa in persona se ne fa garante come se fosse la più limpida ortodossia. L’apostasia, abbiamo noi tutti il dovere e la responsabilità di saperla riconoscere, quando ci si presenta davanti, quando ci viene spacciata per moneta buona. L’ignoranza non è una giustificazione: se siamo cristiani, se siamo cattolici, dobbiamo conoscere la nostra fede, anche per saper vedere chi sta tentando di falsificarla, di spacciare tutta una serie di eresie e di bestemmie per autentica dottrina ed autentica morale cristiana.

Coraggio; non siamo soli. Qualcuno ci aiuterà, ci sorreggerà, ci dirà quel che dovremo dire e quel che dovremo fare. Ma solo se saremo in grazia di Dio; solo se le nostre intenzioni saranno limpide e se la nostra anima sarà purificata dalle passioni disordinate. Non possiamo pretendere di ricevere l’aiuto di Dio, finché rifiutiamo di seguire la via che ci ha mostrato e restiamo sprofondati nei peccati. Sarebbe troppo comodo: sarebbe precisamente il falso cattolicesimo che viene insegnato dai falsi preti della falsa chiesa, con la loro falsa misericordia che empiamente assicurano non verrà mai a mancare. Perciò, come ha raccomandato l’Angelo a Fatima: Penitenza! Penitenza! Penitenza!

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Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
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