
Perché il neoclero è in perfetta mala fede
9 Dicembre 2017
A noi non la possono raccontare
9 Dicembre 2017Ora che abbiamo toccato, come cattolici e come membri della santa Chiesa fondata da Gesù Cristo, il punto più basso che potevamo raggiungere, è tempo che la smettiamo di leccarci le ferite e che pensiamo alla riscossa: a rimetterci in piedi, a parlare di nuovo del Vangelo, a porre il Vangelo all’ordine del giorno. Ne abbiamo bisogno noi, ne ha bisogno il mondo, anche se non lo sa. Ne siamo profondamente convinti anche da un punto di vista strettamente razionale: quella del Vangelo è la sola parola che può recare un raggio di luce nelle tenebre del mondo attuale; è la sola proposta seria per uscire dalla crisi morale, spirituale, intellettuale e materiale che ci attanaglia, laddove le altre "ricette" non fanno che aggravarla; è la sola speranza di non soccombere alla implosione imminente della anti-civiltà che abbiamo costruito sulle macerie della fede in Dio e sui falsi idoli delle cose, della tecnica, del denaro, che ci siamo prostrati ad adorare. O la riscossa passerà per il Vangelo, o non ci sarà alcun futuro, né per i cristiani, né per alcun altro. Tutti gli altri dei, tutti, nessuno escluso, hanno miseramente fallito: dalla rivoluzione alla scienza, dal comunismo al capitalismo, dalla modernità alla post-modernità; per non parlare delle altre religioni e filosofie, del marxismo, della psicanalisi, dell’esistenzialismo, dello storicismo, della teosofia e dell’antroposofia, del materialismo e del falso spiritualismo in salsa New Age.
Ora basta lamentarsi; ora è tempo di guardare avanti. La neochiesa non è credibile perché, ingannando i fedeli, ha scelto di andare incontro al mondo, di rincorrere le sue passioni, di scendere a compromessi con il suo spirito di orgoglio, lussuria e avarizia. Per aver qualcosa da dire agli uomini d’oggi, non bisogna dire ciò che essi vogliono sentirsi dire, ma ciò che essi hanno bisogno di sentire. Il neoclero ha sbagliato completamene la sua valutazione circa lo stato dell’uomo moderno: a forza di sentirlo ripetere i suoi slogan sui diritti, sulla libertà, sulla responsabilità esclusiva di se stesso, sul piacere come condizione irrinunciabile per una vita meritevole d’essere vissuta, ha finito per crederci anche lui, o, quanto meno, ha finito per credere che l’uomo moderno ci credesse. Non ha compreso che l’uomo moderno, profondamente femminilizzato, pensa e ragiona come la maggior parte delle donne: quel che dice di volere, non lo vuole per davvero; mentre sarebbe pronto a gettarsi fra le braccia di quel che dice di aborrire, di detestare, di trovare insopportabile. La verità è che l’uomo moderno è stanco di se stesso; stanco e nauseato. Non ha trovato quel che cercava, pur avendo sacrificato tutto, anche la sua dignità e la sua pace, pur di riuscirci. Evidentemente, cercava l’impossibile e ora se ne sta rendendo conto; ma è troppo pigro e troppo orgoglioso per ammetterlo, per riconoscere la sua sconfitta. La Chiesa cattolica avrebbe potuto offrire un porto sicuro a questa stana umanità dei nostri giorni, provata da mille delusioni e amareggiata da continui fallimenti; invece, come ha osservato Gianni Vattimo, ha rinunciato alla sua splendida, gloriosa tradizione e si è arresa al mondo, un momento prima che il mondo, vinto, le desse ragione. Non ha avuto la forza di perseverare quel poco che le mancava per riportare una vittoria clamorosa, su tutta la linea: ha piegato le ginocchia e si è prostrata davanti a quei feticci dai quali il mondo profano si stava già distaccando con crescente repulsione, pronto a buttarsi in ginocchio, lui, davanti al vero Dio.
Questa è la profonda miseria, miseria intellettuale, oltre che umana, dei membri della neochiesa, dei neoteologi, dei vescovi di strada, dei preti progressisti e modernisti: non hanno compreso che il tempo della modernità è finito, e sta per ricominciare il tempo di Dio, del vero Dio, dopo la deludente ubriacatura dei falsi dei. Invece di tenersi stretti alla loro tradizione, e sempre più fedeli a Gesù Cristo, costoro si son messi a corteggiare i cascami delle religioni secolarizzate della modernità, il marxismo specialmente: hanno raccolto gli avanzi andati a male di un cibo che non sazia più neanche i maiali, e, credendosi assolutamente moderni, ne stanno facendo una vera scorpacciata. Peggio ancora: ne stanno facendo fare una scorpacciata ai loro fedeli. Quel vescovo di Rodez, per esempio, dipartimento dell’Aveyron, monsignor Fonlupt, che trasforma la sua cattedrale in un tempio induista, con delle danzatrici di Shiva per accompagnare la consacrazione di un sacerdote, e con le donne con l’abito indù che somministrano la santa Eucarestia, facendo il segno di Shiva sulla fronte dei "fedeli", e che, invece di consacrare il Pane, consacra il mango, o la papaya, o l’ananas, non sapremmo dire: ecco, costui è un perfetto esempio dei cascami ideologici del passato, riciclati e fatti passare per il non plus ultra della modernità. Creatura dell’ex arcivescovo di Clermont-Ferrand, il neomarxista Simon, costui non è nuovo a simili exploit; basti dire che, sul tema della Transustanziazione, ha scritto chiaro e tondo che non c’è niente di vero, che è solo un "simbolo medioevale": più in là dei protestanti, nella sua febbre modernista egli vuol far vedere che non resta indietro a nessuno, in fatto di eresie. Ma che ci sta a fare, nella Chiesa cattolica, un personaggio del genere? E quel prete spagnolo che ha lasciato entrare nella chiesa di Ceuta una processione indù in onore del dio Ganesha, portato a spalla dai suoi fedeli fra due ali di folla salmodiante: che ci faceva il dio dalla testa d’elefante, fra i santi e gli altari di una chiesa cattolica, in mezzo ai fedeli cattolici? Celebrava la bellezza del multiculturalismo e del dialogo interreligioso, per la gioia di quanti vogliono abbattere i muri e gettare ovunque ponti? E Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, che un giorno dice di non credere all’esistenza del diavolo e un altro di non credere a quel che il Vangelo riporta di Gesù Cristo, che ci sta a fare nella Chiesa? Il figlio di papà ministro del Venezuela, a sua volta appassionato di scienze politiche (con simpatie di sinistra) più che di teologia, è anche l’autore di un aforisma che si potrebbe mettere a sigillo del Decameron di messer Boccaccio, con speciale riferimento alla novella di Nastagio degli Onesti: Il vero peccato non è rompere una norma, ma non amare. Ecco: ecco anche questo non è che un cascame ideologico di vecchia, vecchissima matrice: è naturalismo allo stato puro, non cristianesimo; dove "amare" può voler dire tutto e il contrario di tutto, ma, in ogni caso, dove brilla l’assenza della parola "Vangelo" e l’assenza di un nome, "Gesù Cristo": roba molto all’avanguardia, molto politicamente corretta: vale a dire paccottiglia che la stessa modernità non riesce più a vendere a nessuno. Ci volevano questi neopreti in ritardo di mezzo secolo sul marxismo, con i complessi d’inferiorità verso i laici e verso i protestanti che li contraddistinguono, per scambiare questi rimasugli maleodoranti per ricette utili al presente. La crisi in cui versa la società moderna, in cui versa la stessa politica moderna, ha bisogno di ben altre risposte che la teologia della liberazione, che ha fatto disastri e lasciato il deserto dietro di sé in tutta l’America Latina. Da quando la versione neomarxista del cattolicesimo è diventata la religione effettivamente insegnata da una buona parte del clero sudamericano, la Chiesa cattolica ha perso decine di milioni di fedeli, specialmente a vantaggio delle numerose sette e chiese protestanti. E una ricetta che ha prodotto solo sconfitte e fallimenti nel suo luogo d’origine, ora viene propinata al mondo intero come se fosse l’ultimissimo ritrovato della Chiesa "matura" del post-concilio.
L’elenco potrebbe continuare, tristemente monotono, per decine e centinaia di pagine. Solo restando in Italia, ci sarebbero pagine e pagine da riempire con le prodezze moderniste e progressiste dei Paglia, dei Galantino, dei Cipolla, dei Zuppi, dei Lorefice, dei D’Ercole, dei Perego, dei Ronchi, per non parlare dei teologi alla Grillo o alla Bianchi; uno più a sinistra dell’altro, uno più sindacalizzato dell’altro, uno più scatenato dell’altro sul fronte dell’inclusione dei diversi, sull’immigrazione senza limiti, sulla cittadinanza agli stranieri, e uno più impegnato dell’altro a far vedere che è con la "gente", con gli "ultimi", con i "poveri", anche se poi non è vero affatto perché la gente, gli ultimi, i poveri, sono i pensionati italiani, sono i residenti italiani dei quartieri degradati e invasi dai criminali stranieri, dagli spacciatori, dalle prostitute, dai rapinatori zingari: ma tant’è, non è vero quel che è vero, è vero quel che i neovescovi e i neopreti hanno deciso che lo sia, dopo aver fatto una spanciata dei cascami ideologici di un terzomondismo che oggi fa semplicemente ridere e di un neomarxismo che perfino i partitini dell’estrema sinistra non riconoscono più come cosa loro, essendo in tutt’altre faccende affaccendati, per esempio come ottenere la liberalizzazione dell’utero in affitto anche nel Bel Paese, o come mettere a tacere gli stupri fatti dai musulmani sulle donne italiane, perché quelli sono frutto del "disagio ambientale" e della "scarsa inclusione" da parte degli italiani egoisti, non sono stupri di classe e non inficiano il teorema dell’accoglienza indiscriminata, semmai lo rafforzano.
Eppure, una cosa dovrebbe essere evidente: una idea non può essere mai attrattiva, se scende a compromessi con se stessa, se ingloba l’idea opposta per debolezza e insicurezza di sé, se viene smerciata al ribasso: quando una idea viene svenduta a prezzi di liquidazione, ciò significa, infallibilmente, che non crede più in se stessa. E come può convincere gli altri, chi non crede più in se stesso? La Chiesa cattolica era forte sinché credeva profondamente in se stessa, nella propria missione soprannaturale, nel sostegno divino che l’accompagnava e la confortava nei passi difficili. Il clero cattolico era credibile quando andava avanti per la sua strada, dicendo pane al pane e vino al vino, peccato al peccatore ed eresia all’eretico; quando non temeva di misurarsi con tutte le ideologie di questo mondo, il liberalismo, la democrazia, il marxismo, il fascismo, senza arretrare d’un millimetro; quando non aveva alcun complesso verso i protestanti, alcun senso di colpa verso gli ebrei, alcun timore degli islamici: quando, forte della sua Tradizione due volte millenaria, innalzava a Dio il Sacrifico eucaristico per la salvezza degli uomini, e diceva chiaro e tondo agli uomini di questo mondo, ai potenti come alle persone qualsiasi: Convertitevi! Siete fuori strada; badate a dove mettete i piedi! State adorando degli idoli, state mettendo in pericolo la vostra anima immortale: convertitevi e accogliete il Vangelo di Gesù Cristo. La Chiesa era forte quando andava fiera di se stessa, dei suoi missionari, delle sue cattedrali, della sua teologia, dei suoi filosofi, di sant’Agostino, di san Tommaso d’Aquino; dei suoi poeti, dei suoi artisti, di Dante Alighieri, di Michelangelo; quando prendeva a modello i suoi Santi e le sue Sante, i suoi Martiri e le sue Vergini, e, soprattutto, Gesù Cristo e Maria Vergine: allora, sì, era forte, e non quando prende a modello, con cattiva coscienza, Lutero, Marx, Freud e Che Guevara; quando predicava il sacrificio, il digiuno, la penitenze la preghiera, non quando parlava tutto il dì dei diritti sindacali, dei diritti umani, dei diritti politici, dei diritti delle donne e dei diritti degli omosessuali. Era forte quando diceva al coniuge che se n’era andato dalla sua famiglia, per vivere con un altro uomo o con un’altra donna: Non ti è lecito fare questo; e alla donna tentata di abortire: Non ti è lecito fare questo; e al ragazzo tentato di drogarsi: Non ti è lecito fare questo; e al datore di lavoro disonesto Non ti è lecito frodare il salario dell’operaio; e all’operaio che lavorava poco e male, con la scusa della lotta di classe: Non ti è lecito invidiare la proprietà altrui; e al politico disonesto: Non ti è lecito perseguire il tuo interesse personale; e al commerciante desideroso di aprire il suo negozio anche la domenica: Non ti è lecito lavorare nel giorno del Signore!
Ecco: i cattolici devono ritrovare quella fierezza, quel senso d’identità. Ma, per farlo, devono chiedersi come e quando è incominciata la loro debolezza, la loro fragilità. E la risposta è semplice: quando hanno smesso di aver fede completamente e unicamente in Gesù Cristo, e hanno cominciato a pensare che senza lo strutturalismo, l’esistenzialismo, il marxismo, la psicanalisi, il decostruzionismo, lo scientismo, il situazionismo e cento e cento altri -ismi, tutti terribilmente terreni, tutti terribilmente impregnati di spirito del mondo, non sarebbero stati all’altezza del "dialogo" con il mondo moderno. E prima ancora, la loro deviazione è cominciata quando nella loro testa e nei loro cuori si è fatta strada questa strana, balorda idea: che era loro dovere dialogare con il mondo. Avevano smesso di credere al Vangelo, alle Parole di Gesù, alle Promesse di Gesù: quando mai Gesù ha dialogato con il mondo? Tutto al contrario: Gesù ha vinto il mondo! E se Gesù ha già vinto il mondo, i suoi seguaci hanno la necessità di dialogare con esso? Niente affatto: i cattolici devono solo annunciare il Vangelo; con la stessa forza, con la stessa coerenza e con la stessa fermezza di cento, di mille anni fa. La Parola di Dio è sempre giovane: non invecchia, non ha bisogno di restauri, a differenza della parola dei profeti di questo mondo. Io torno al Padre, ma non vi lascio soli: quando me ne sarò andato, vi manderò il Consolatore, lo Spirito di Verità, e lui vi farà capire quel che ancora non avete compreso, e vi suggerirà tutto quel che dovrete dire, quando sarete interrogati per causa del mio nome. Questa, per duemila anni, è stata la forza della Chiesa, la forza dei credenti: una forza magnifica, irresistibile. Poi è arrivato il Concilio; in teologia è arrivata la svolta antropologica; hanno rovesciato gli altari da Dio verso gli uomini; hanno smesso di parlare della grazia e del peccato, e si son riempiti la bocca con l’ecumenismo e col dialogo interreligioso…
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