Chi è fuori della comunione dei Santi?
24 Novembre 2017
Ha preso su di sé i nostri mali
25 Novembre 2017
Chi è fuori della comunione dei Santi?
24 Novembre 2017
Ha preso su di sé i nostri mali
25 Novembre 2017
Mostra tutto

Perché la neochiesa è una contro-chiesa

Il vocabolo neochiesa è un neologismo con il quale si designa, da parte di quei cattolici che vengono di solito identificato come "tradizionalisti", mentre sono cattolici e basta, l’odierna deriva della Chiesa cattolica, o di settori importanti di essa, verso qualcosa che non è più cattolico: alterando, rimuovendo, sostituendo, pezzo a pezzo, il vecchio edificio per erigerne uno nuovo e diverso, ma senza che la maggiora parte dei fedeli se ne renda conto, così da realizzare una apostasia generalizzata, però silenziosa e quasi indolore, finché, un bel giorno — anzi, un brutto, un bruttissimo giorno — i cattolici si alzeranno il mattino e vedranno che la Chiesa non c’è più: niente più santa Messa, niente Presenza Reale, niente santa Eucarestia, niente Incarnazione, niente Resurrezione, niente Redenzione, niente divinità di Cristo, niente Santissima Trinità, niente comunione dei Santi, niente peccato né grazia, niente Giudizio finale, niente inferno e paradiso, niente immortalità dell’anima, insomma niente di niente. Solo l’Uomo. L’Uomo al centro di tutto, l’Uomo signore dell’universo, l’Uomo padrone della vita e della morte.

Uno dei segni distintivi della neochiesa è il fatto che i suoi membri provano una sorta d’imbarazzo, d’insofferenza, diciamo pure di ripugnanza, all’idea di essere considerati dei cattolici. La Chiesa cattolica, di cui nominalmente fanno parte, a loro va stretta; le rimproverano di essere chiusa, egoista, venale, e, soprattutto, poco sensibile ai problemi concreti dell’Uomo e troppo interessata a questioni teoriche e, in fondo, poco interessanti, come la trascendenza di Dio, il bene e il male, l’Aldilà, il mistero della salvezza, e altre astruserie metafisiche. Soprattutto, le rimproverano di essere auto-centrata e autoreferenziale, e pochissimo misericordiosa, pochissimo solidale; di non essere prontamente e incondizionatamente favorevole all’auto-invasione islamista dell’Europa, alla concessione della cittadinanza qualsiasi straniero ne faccia richiesta, o semplicemente che nasca in territorio europeo; di non capire e di non amare gli omosessuali, anzi i gay, come li chiama, e di escluderli ingiustamente dal Sacramento del matrimonio, perché, in effetti, anche il loro è amore, anzi Amore con la maiuscola, e quindi perché no alle nozze sull’altare di due uomini o due donne, e perché no all’adozione di figli, o al procurarsi comunque dei bambini, con le svariate tecniche offerte dalla medicina odierna, nonché dalle disponibilità finanziarie, che rendono possibile la pratica dell’utero in affitto. E se, per caso, salta fuori che un capo scout di una parrocchia si sposa in municipio con un altro uomo, e non vuol saperne di mollare l’incarico, nonostante il parroco glielo domandi chiaro e tondo, il neoclero si mobilita in sua difesa (come ha fatto il vice-parroco, corso in municipio a festeggiare l’unione dei due), e così i neofedeli; e la neostampa, L’Avvenire in testa, e i neovescovi, come quello di Gorizia, direttamente interessato, si affrettano a far sentire la loro voce, belando e borbottando concetti confusi e arzigogolati, nei quali si riconoscono tuttavia le infallibili e ricorrenti parole-chiave create dal vocabolario bergogliano: "discernimento", "accoglienza", "accompagnamento", "misericordia", "inclusione", e via di questo passo. E se due donne si sposano in municipio, e dicono al parroco quanto vorrebbero potersi sposare pure in chiesa, costui che fa?, le invita a salire sull’altare, in piena santa Messa, le presenta festosamente ai fedeli, le porta ad esempio di vero e santo amore e si duole di non poterle unire nel sacro vincolo davanti a Gesù Cristo: il tutto nel silenzio assordante del suo vescovo — quello di Palermo — per il quale, evidentemente, tutto ciò è normale. E forse lo è anche per una parte di quei fedeli, ma, crediamo, non per tutti; come è normale, per una parte dei fedeli del duomo di Terni, ammirare, ogni volta che vanno in chiesa a pregare, vedersi davanti l’enorme affresco blasfemo di un pittore, gay miltante, che esalta la resurrezione di Gesù e delle altre anime in chiave, appunto, gay, profanando sia la figura di Cristo, sia il concetto cattolico della resurrezione (quella di Cristo e quella finale dell’umanità), e dando a intendere che i peccatori andranno tutti in paradiso, senz’altra formalità e senza bisogno di ridicole minuzie e di stupidaggini come quella di pentirsi e convertirsi. Del resto, il papa Francesco lo ha pur detto, nella udienza generale del 23 agosto 2017: che, alla fine dei tempi, Dio chiamerà tutti gli uomini accanto a sé, sotto la sua tenda, per abitare con Lui per sempre. E se i chiamerà tutti, allora è chiaro che non ci sarà alcun Giudizio finale, alcuna distinzione fra buoni e malvagi, fra peccatori e santi, nonché fra cristiani e anticristiani. Todos caballeros, tutti santi, tutti in paradiso! Ecco: questo è un tipico esempio di cosa s’intende per "neochiesa". Non tutte queste cose, peraltro, i membri della neochiesa le dicono apertamente: molte si limitano a suggerirle, oppure le dicono e poi le smentiscono, secondo la ben nota tattica del tirare il sasso e poi nascondere la mano; altre ancora le lasciano capire, ma non le affermano né le smentiscono, perché costoro sono dei veri artisti dell’ambiguità, su quel terreno nessuno li batte e il papa Francesco è il loro modello supremo e inarrivabile.

In effetti, i membri della neochiesa si riconoscono quasi più da ciò che non vogliono, che da quel che vogliono; e, in particolare, dalle loro idiosincrasie. Volete vederli diventare verdi dalla bile, schiumanti di rabbia, scintillanti di odio, nei loro sguardi di solito così benevoli e misericordiosi verso gli eretici, gl’infedeli, gli ebrei, gli scismatici, gli apostati e tutti i nemici, palesi e occulti, del Vangelo di Gesù Cristo? Basta che nominiate loro la sacra Tradizione, o che affermiate che il luteranesimo è un’eresia, o che lodiate la battaglia antimodernista di san Pio X, o che avanziate la più piccola riserva sulla meravigliosa stagione inaugurata dal Concilio Vaticano II; basta che vi asteniate dal tessere le lodi di Karl Rahner, o di Teilhard de Chardin, o di don Lorenzo Milani, o di Carlo Maria Martini, o di David Maria Turoldo, i quali tutti, per ragioni diverse, hanno contribuito alla fondazione della neochiesa; e basta che avanziate la sia pur minima riserva sulle "teologia" di Enzo Bianchi, o sulla competenza e onestà morale e intellettuale di Nunzio Galantino o di Vincenzo Paglia; o che sussurriate come lo sperticato elogio di Marco Pannella, da parte di quest’ultimo, sia stato, forse, un tantino inopportuno. Allora li vedrete, questi inossidabili buonisti, talmente buonisti da negare recisamente che il terrorismo islamico esista, o che l’aborto sia una forma di omicidio, o che sospendere l’alimentazione (l’alimentazione!) di Luana Englaro sia stato un caso patente di eutanasia, li vedrete, dico, arrotare i denti e digrignare le mascelle; li vedrete sprizzare sacra indignazione, il loro sguardo mansueto caricarsi di livore, il loro eloquio, di solito mellifluo come una caramella, farsi duro, spezzato, fremente; li vedrete rivelarsi per quello che sono: degli ossessi anticattolici i quali pretendono, però, di conservare l’etichetta di cattolici per poter infliggere danni più gravi alla Chiesa e al Vangelo di Gesù Cristo, per poter ingannare meglio le anime candide e le menti sprovvedute, per poter proseguire indisturbati la loro subdola e nefasta opera di distruzione sistematica di tutte le verità della fede cattolica.

Ci piacerebbe, pertanto, che un concetto fosse posto bene in chiaro, fuori da ogni possibile ambiguità: la neochiesa non è una specie di chiesa parallela, ma tutto sommato buona, perché proiettata in avanti, dunque progressista, ma sostanzialmente fedele al Vangelo; forse un po’ impaziente di vederlo realizzato, forse un po’ impulsiva, un po’ irruente in alcuni suoi membri e in alcune sue manifestazioni, nondimeno ardente di zelo cristiano e quindi benedetta da Dio, la cui Provvidenza ce l’ha mandata: no, essa è, puramente e semplicemente, una contro-chiesa. Una neochiesa i cui esponenti affermano che Martin Lutero è stato inviato dallo Spirito Santo, è una anti-chiesa; e una neochiesa che afferma che Dio non distrusse, ma risparmiò, Sodoma e Gomorra, non è altro che una contro-chiesa. E una neochiesa che invita alla santa Messa gli islamici, per di più all’indomani del barbaro assassinio di un sacerdote cattolico, sull’altare, mentre celebrava il Sacrificio eucaristico, da parte di due criminali islamici, è una antichiesa, come lo è una neochiesa dove si invita nella casa di Dio una processione di fedeli induisti, con il dio Ganesha in testa; o dove si vede un alto personaggio del più importante ordine religioso cattolico unirsi ai sacerdoti buddisti nella loro preghiera, seduto alla loro maniera, gli occhi rivolti al cielo per pregare non si sa chi o che cosa (visto che i buddisti non credono nemmeno a un dio personale come noi lo intendiamo, non diciamo neppure al vero Dio). Una contro-chiesa è una macchina diabolica per trascinare le anime nell’errore, e quindi nel peccato e nella eterna dannazione. Ora, se non si deve chiamare "diabolica" una cosa del genere, non sapremmo a chi o a cosa si attaglia una simile espressione. Ah, già: ma la neochiesa non crede all’esistenza del diavolo; dunque, fate voi…

Ma quel che più contraddistingue la neochiesa, e permette di riconoscerla, è la sua finalità, antitetica a quella della vera Chiesa. La ragion d’essere della Chiesa cattolica è la salvezza delle anime: Andate in tutto il mondo e predicate ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Marco, 16, 15-16), dice Gesù ai suoi Apostoli, prima della sua Ascensione al cielo. Per questo Gesù ha voluto e fondato la sua Chiesa: per annunciare il Vangelo e battezzare i credenti con il suo battesimo. E cosa dice la neochiesa, per bocca del papa Francesco, nella famosa intervista al gran papa della massoneria, Eugenio Scalfari? Che l’apostolato è una solenne sciocchezza. Ecco la differenza: la vera Chiesa vuol salvare le anime; la neochiesa è indifferente alla loro salvezza, anzi, predicando dottrine false e moralmente contrarie al Vangelo, le spinge verso la rovina e la dannazione eterna. Non è una differenza da poco: sono l’una il contrario dell’altra. Chi sta nella neochiesa non sta nella Chiesa cattolica, ma contro di essa; e non è un servitore della Verità, ma della menzogna. Di fatto, la neochiesa è il modernismo divenuto, da eresia, condannata e scomunicata come tale, struttura permanente della Chiesa stessa: ma sempre una eresia rimane; e le eresie non vengono da Dio, ma dal diavolo, che sempre fa leva sull’orgoglio umano. Una "chiesa" che non si preoccupa della salvezza delle anime, ma che anzi le trascina nell’errore, e che è ad esse di scandalo, una simile "chiesa" altro non è che una contraffazione demoniaca della vera Chiesa di Gesù Cristo.

Sono concetti terribili, questi; sono affermazioni pesanti come macigni: lo sappiamo e ne siamo desolati. Ma la responsabilità di un incendio non ricade, né potrebbe mai ricadere sui pompieri; ricade su quanti lo hanno appiccato, specialmente se lo hanno fatto in maniera intenzionale. È molto difficile pensare che gli uomini della neochiesa, siano essi sacerdoti o semplici fedeli, non si rendano conto della portata demoniaca della loro azione. Certo, ai livelli più bassi questo è possibile: quanti sedicenti cristiani, di fatto, sono già entrati a far parte dalla neochiesa, da molto tempo, con il loro modo pigro, conformista, approssimativo e lassista di vivere il cristianesimo: con il loro scusare la loro pigrizia e l’altrui, con il loro giustificare istintivamente il peccato, con la loro pretesa di ritagliarsi una morale personale, ciascuno sulla propria misura, semplicemente perché trovano troppo pesante e faticoso dover rispettare i Dieci Comandamenti e cercare di mettere in pratica l’insegnamento di Gesù Cristo. E similmente, un gran numero di preti erano da anni entrati a far parte della neochiesa, avendo preso la pessima abitudine di non pensare più secondo Dio, ma secondo gli uomini, e di affidarsi a un giudizio puramente umano — il proprio, innanzitutto, e poi l’altrui, del quale desideravano l’approvazione — invece che a quello di Dio. E chi vuol piacere agli uomini invece che a Dio, chi preferisce la loro approvazione a quella di Dio, non è un vero cristiano e non è, idealmente, nella vera Chiesa, ma in una chiesa falsa e apostatica, fatta a misura delle umane debolezze e delle umane vigliaccherie, non certo nella vera Chiesa fondata da Gesù Cristo sulla roccia della fede. Ai livelli più alti, però — i vescovi, i cardinali e il papa stesso – non è possibile che nessuno si sia accorto che stava nascendo una "chiesa" apostatica, mediante la quale la parola di Dio viene sistematicamente stravolta e le anime, invece che guidate verso la salvezza, vengono spinte verso il precipizio. Bisogna quindi pensare, necessariamente, ad un’azione del tutto consapevole. E anche questa è una cosa terribile a dirsi, perfino a pensarsi: pure, è inevitabile giungere a una tale conclusione.

Esiste, del resto, uno stile che corrisponde alla vera Chiesa, e un altro stile che corrisponde alla neochiesa. Lo stile della vera Chiesa è quello della difesa e dell’affermazione intransigente della Verità. Gesù Cristo, richiesto di dire la verità, e richiesto dai suoi peggiori nemici, quella notte, nel Sinedrio, i quali non cercavano altro che un pretesto per condannarlo a morte, alla domanda del sommo sacerdote: Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, perfino a quella domanda, che comportava la sua condanna a morte, ha risposto senza esitare: Tu l’hai detto; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo (Matteo, 26, 63-64). Anche il papa Francesco è stato pregato e scongiurato di chiarire alcuni gravi dubbi sorti nei fedeli dalla lettura della sua esortazione Amoris laetitia: prima da quattro cardinali, poi da più di sessanta teologi e sacerdoti. Rispondendo, non rischiava la vita, non rischiava nulla se non di ammettere d’essersi espresso male. Ma non l’ha fatto.

Fonte dell'immagine in evidenza: RAI

Francesco Lamendola
Francesco Lamendola
Nato a Udine nel 1956, laureato in Materie Letterarie e in Filosofia all'Università di Padova, ha insegnato dapprima nella scuola elementare e poi, per più di trent'anni, nelle scuole medie superiori. Ha pubblicato una decina di libri, fra i quali L'unità dell'essere e Galba, Otone, Vitellio. La crisi romana del 68-69 d.C, e ha collaborato con numerose riviste cartacee e informatiche. In rete sono disponibili più di 6.000 suoi articoli, soprattutto di filosofia. Attualmente collabora con scritti e con video al sito Unione Apostolica Fides et Ratio, in continuità ideale e materiale con il magistero di mons. Antonio Livi.
Hai notato degli errori in questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.